La Corte dei conti ha presentato lo scorso 28 marzo a Montecitorio la Relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, nell’ambito della quale ha dedicato un apposito spazio di analisi al settore delle costruzioni, quale comparto massimamente interessato dalla spesa del PNRR., rilevando particolarmente alcune vulnerabilità. La Relazione è disponibile presso gli uffici associativi. Di seguito un estratto….
PNRR E SETTORE DELLE COSTRUZIONI
Il Piano è basato su una politica di rilancio degli investimenti che punta al rafforzamento della dotazione infrastrutturale del Paese e alla transizione green e digitale, allo scopo di aumentare il tasso di crescita dell’economia nel medio termine in un’ottica di sostenibilità.
Data l’enfasi sulla dotazione infrastrutturale, una parte significativa delle risorse mobilitate con il PNRR e il Piano complementare andrà ad attivare la filiera delle costruzioni. Quest’ultima è stata l’epicentro della doppia recessione che ha colpito l’economia italiana dopo il 2008. Gli investimenti in costruzioni in Italia avevano registrato, dalla metà degli anni duemila, un crollo di quasi il 40 per cento, svolgendo un ruolo determinante nello spiegare le difficoltà dell’economia italiana in questo periodo (cfr. Grafico 16). Basti ricordare che fra il 2007, anno di massimo del Pil italiano, e il 2019, ultimo anno pre-pandemia, la domanda nazionale risultava ancora inferiore di 112 miliardi a prezzi costanti, di cui ben 74 concentrati negli investimenti in costruzioni.
La caduta degli investimenti negli anni 2010 ha inferto un grave colpo all’intera filiera. Se in prima battuta quello delle costruzioni è il settore coinvolto più direttamente dalla domanda degli investimenti in costruzioni, diversi altri settori svolgono un ruolo importante. Fra quelli che hanno una produzione integrata in misura rilevante nella filiera, vi sono sia settori dell’industria (prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, prodotti in metallo, industria del legno, smaltimento dei rifiuti) che dei servizi (servizi di ingegneria e progettazione).
Il biennio 2021-22 ha rappresentato un banco di prova interessante per esaminare la capacità del settore delle costruzioni di raggiungere livelli produttivi più elevati; un test importante, tenendo conto dell’esigenza di portare a termine nei prossimi anni un programma di investimenti ambizioso che richiederà un contributo elevato alla filiera delle costruzioni. Nel biennio, a dispetto della situazione difficile che ha caratterizzato il complesso dell’economia a seguito della pandemia, il settore è stato invece interessato da condizioni di domanda estremamente favorevoli: fra la fine del 2019 e il secondo trimestre del 2022 gli investimenti in costruzioni hanno registrato una crescita del 29 per cento, pari a 10 miliardi al trimestre (quindi circa 40 su base annua). Su tale andamento hanno inciso – oltre alle condizioni favorevoli di contesto (rimozione delle misure restrittive, condizioni distese di accesso al credito, livelli minimi dei tassi d’interesse, accumulo di stock di attività finanziarie) – gli incentivi fiscali particolarmente generosi, in parte finanziati dal PNRR e dal PNC nella prospettiva di favorire la transizione ambientale.
L’andamento positivo del settore ha, tuttavia, sollevato dubbi riguardo alla sostenibilità di una crescita così accesa da parte della filiera. Si sono registrati significativi incrementi occupazionali, sfociati in problemi di reperimento di manodopera.
Tali tensioni, cui si aggiungono quelle ampliate – dalle dinamiche dei mercati internazionali – sul fronte dei prezzi, segnalano come il comparto si approssimi alla saturazione della capacità produttiva, necessitando esso stesso di investimenti e allargamento della base produttiva per tenere il passo degli obiettivi ambiziosi del PNRR.
Il flusso di opere attivato da quest’ultimo e dal PNC, rapportato al periodo in cui andrebbero realizzati gli investimenti secondo il programma, corrisponderebbe a circa venti miliardi all’anno, di cui oltre la metà avrebbe caratteristiche di aggiuntività.
Il rischio, evidentemente, è che in mancanza di una capacità produttiva adeguata, gli investimenti attivati procedano a rilento, non riuscendo a rispettare gli obiettivi. Questo naturalmente ne depotenzierebbe gli impatti attesi sulla crescita dell’economia e potrebbe anche mettere a rischio i finanziamenti della UE al nostro Paese. In alternativa, gli investimenti del PNRR potrebbero anche venire realizzati, divenendo una sorta di canale prioritario rispetto ad altre attività, con conseguente “effetto spiazzamento” di queste ultime e un’attenuazione dello stimolo atteso dal PNRR sulla crescita.
Va inoltre tenuta presente la scarsa attrattività che alcuni settori, a elevata presenza di occupati con skill ridotte, hanno per i più giovani, dato anche il progressivo aumento del tasso di scolarizzazione delle generazioni all’ingresso nel mercato del lavoro Non è un caso che da diversi anni le costruzioni abbiano visto un progressivo incremento della presenza di lavoratori stranieri.
Di fronte alle difficoltà di reperimento di manodopera emerse negli ultimi due anni, si pone quindi la necessità di assecondare la domanda di lavoro delle imprese, garantendo un adeguato flusso di lavoratori in ingresso nel mercato, eventualmente favorendo gli arrivi dall’estero. Politiche specifiche per l’occupazione in edilizia, legate all’inserimento di lavoratori stranieri, possono agevolare la realizzazione dei piani del PNRR, data la scarsa preferenza dei giovani italiani per questo tipo di occupazioni.
Un aspetto, poi, da considerare è che la filiera delle costruzioni è composta in prevalenza da settori caratterizzati, anche per motivi fisiologici legati alle mansioni da svolgere, da forti disparità di genere: un aumento dell’attività dell’edilizia, e negli altri campi manifatturieri dell’indotto, rischia quindi di aumentare le distanze di genere, esito questo non coerente con gli obiettivi trasversali del PNRR.
In definitiva, la crescita delle costruzioni non appare risolutiva dei divari di genere, e può concorrere solo limitatamente a ridimensionare i gap generazionali in Italia. Un contributo potrà invece derivare dalla maggiore occupazione richiesta negli studi professionali, caratterizzati da una quota più alta di giovani e donne con titoli di istruzione elevati, proprio in connessione alla realizzazione degli investimenti in costruzioni del PNRR.