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Rapporto Svimez

Presentato il Rapporto Svimez 2021, che prevede che nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%. Nel 2022 previsto invece un aumento del Pil del +4,2% al Centro-Nord e del +4% nel Mezzogiorno.

Questi alcuni dei dati del Rapporto che, in maniera correlata al PNRR e ai progetti di riforma, a questo connessi, analizza e quantifica altresì i significativi divari che esistono nelle due parti del Paese.

Dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, marcando una profonda differenza rispetto ai disallineamenti del passato, la SVIMEZ prevede che nel 2021 il Pil del Centro-Nord si attesterà a +6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%. Il rimbalzo ci sarà per l’intero territorio italiano, ma con il Mezzogiorno che resta comunque, pur in un quadro generalizzato di ripresa economica, meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori, le esportazioni e gli investimenti. L’export ha un effetto propulsivo più ampio nel Centro-Nord (+14,3% al Sud, + 16,5% nel resto del Paese), Gli investimenti in costruzioni, accelerano in entrambe le aree (+14,8% al Sud, +15,8% al Centro-Nord) ma tendono ad avere un impatto di traino all’economia più significativo al Sud.

Nel biennio 2023/2024 prevediamo al Sud rispettivamente +1,9% il primo anno e +1,5% il secondo, mentre nel Centro-Nord il Pil crescerebbe del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024.

In maniera correlata al PNRR e ai progetti di riforma, a questo connessi, vengono analizzati e quantificati nel Rapporto i significativi divari che esistono nelle due parti del Paese. Tra i divari rilevati dal Rapporto si evidenziano quello nel settore della mobilità sotto due profili: a) la dotazione infrastrutturale a lunga distanza (alta velocità ferroviaria, collegamenti aeroportuali, etc.); b) l’offerta di servizi di mobilità a corto raggio. Per il Mezzogiorno si registra un duplice vistoso livello di sotto dotazione, da un lato quella relativa ai servizi del trasporto pubblico nelle aree urbane, dall’altro lato quella dei servizi innovativi e flessibili della sharing mobility. In particolare nelle Città metropolitane del Mezzogiorno la quota di persone che usa abitualmente il trasposto pubblico locale non raggiunge il 10%, e sale quasi al 19% in quelle del Centro-Nord, con un evidente gap delle reti di trasporto metropolitane. Inoltre la rete ferroviaria locale elettrificata è al Sud appena il 22,3%, contro il 52,6% del Nord e il 98,2% del Centro. L’impatto medio sui tempi di viaggio degli interventi per l’Alta Velocità previsti dal PNRR consentirà al Mezzogiorno di ridurre di un quarto il tempo di percorrenza medio.

Le disuguaglianze di genere caratterizzano la «nuova» questione meridionale considerato ce gran parte dei divari di genere dell’Italia con l’Unione europea sono ascrivibili alla situazione delle regioni meridionali. La quota di donne NEET è molto elevata nel Mezzogiorno, quasi 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% nella media europea. A conferma della maggiore difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle giovani donne nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord.

Persiste inoltre un altro divario, quello cosiddetto del digital divide: nel Mezzogiorno è più elevata la frequenza di persone senza competenze digitali (4,3% della popolazione) o con competenze basse (47,8%), mentre nelle regioni settentrionali prevalgono coloro che hanno un alto livello di competenze digitali (32% nel Nord Ovest e 30,8% nel Nord-Est).

Igino Carulli

Igino Carulli