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Approvata in Europa la riforma del patto di stabilità

Il Parlamento Europeo ha approvato l’annosa riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, dopo due anni di acceso negoziato tra i Paesi membri e poi tra il Parlamento e il Consiglio, senza l’appoggio dell’Italia.

Il testo introduce nuovi margini di flessibilità rispetto all’impianto precedente. Il tentativo è di associare al risanamento dei conti pubblici nuove riforme e nuovi investimenti. C’è da chiedersi tuttavia se la riforma risponderà alle ingenti necessità di investimento dell’Unione europea.

Nelle votazioni alla riforma i partiti italiani si sono astenuti o hanno votato contro, sia quelli della maggioranza di governo che quelli all’opposizione perché considerata troppo restrittiva.

Tecnicamente il parametro di riferimento sarà la spesa pubblica, piuttosto che il disavanzo. Ci saranno livelli minimi di risanamento da perseguire quando il Paese è in deficit eccessivo. Il testo prevede infatti che i Paesi con un debito superiore al 90% del Pil siano soggetti a una riduzione del passivo in media dell’1% all’anno. La disposizione è meno restrittiva rispetto all’attuale requisito – mai applicato – secondo cui ogni Paese deve ridurre ogni anno di un 1/20 il debito sopra al 60% del Pil.

Igino Carulli

Igino Carulli