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Approvata la Nota di aggiornamento del DEF 2022

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) 2022 che delinea lo scenario a legislazione vigente senza definire gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2023-2025.

Nella Nota viene evidenziato che l’economia italiana – dopo la recessione del 2020 – ha registrato sei trimestri di crescita superiore alle aspettative che nel secondo trimestre di quest’anno ha portato il PIL a superare di 0,6 punti percentuali il livello medio del 2019; il livello medio di occupazione, nei primi sette mesi di quest’anno, è cresciuto del 3,1% sullo stesso periodo del 2021.

Tuttavia le prospettive economiche risultano meno favorevoli in ragione dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’aumento del tasso di inflazione che ha raggiunto i livelli più elevati degli ultimi quarant’anni e che ha indotto numerose banche centrali ad intraprendere una serie di rialzi dei tassi d’interesse. Tali rialzi avranno un impatto depressivo sull’attività economica e sui mercati immobiliari.

I prossimi mesi saranno complessi anche alla luce dei rischi geopolitici e del probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati. Le risorse a disposizione del Paese per rilanciare gli investimenti pubblici e promuovere quelli privati, sia in nuovi impianti sia in innovazione, non hanno tuttavia precedenti nella storia recente e potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata, così da porre termine alla lunga fase di sostanziale stagnazione dell’economia.

Nel Documento la crescita stimata del PIL nel 2022 è del +3,3%, con una revisione al rialzo rispetto alle previsioni del Def di aprile (+3,1%) grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione del Pil nella seconda metà dell’anno. Nel 2023 scenderà al +0,6% rispetto al 2,4% indicato nel DEF, per poi risalire (in questo caso le stime confermano le previsioni del Def) a +1,8% nel 2024 e +1,5% nel 2025.

L’aggiornamento della previsione evidenzia anche un rialzo del sentiero dell’inflazione e della crescita salariale; si continua comunque a prevedere che il tasso di inflazione cominci a scendere entro la fine di quest’anno.

Nelle proiezioni aggiornate per il 2022 la finanza pubblica beneficia del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrate quest’anno, mentre risente dell’impatto sul servizio del debito dell’aumento dei tassi di interesse e della rivalutazione del nozionale dei titoli di stato indicizzati all’inflazione. Nel 2023 permarranno gli effetti del rialzo dei tassi di interesse e la spesa per interessi sarà pari al 3,9 per cento del PIL. L’aumento di tassi e rendimenti ha un impatto negativo sul PIL che è marginale per quest’anno ma molto significativo sul 2023 e rilevante sugli anni successivi.

In generale, quindi, rispetto al DEF, le proiezioni del saldo primario della PA per il 2022-2025 migliorano mentre la spesa per interessi aumentano. Ne conseguono livelli di deficit in rapporto al PIL più bassi nel 2022 e nel 2023 e lievemente più alti nel 2024 e nel 2025: 145,4% (dal 150,3% del 2021) fino ad arrivare al 139,3% nel 2025 (141,2% la stima del Def).

Igino Carulli

Igino Carulli